ANTELAO SKI ALP MEETING 2024 – RIFUGIO CAPANNA DEGLI ALPINI

Scritto da Giuliano in . Inviato in Incontri, Ski-alp


Cari amici, ci teniamo sempre a ricordarlo, se l’Antelao Ski Alp meeting è un evento speciale che riusciamo a portare a termine ogni edizione è anche e soprattutto grazie a loro, i nostri magnifici sponsor.
Ecco perché ogni giorno dedicheremo loro come da consuetudine uno spazio sulla nostra pagina per pubblicizzarli e ringraziarli
Iniziamo oggi con
IL RIFUGIO CAPANNA DEGLI ALPINI
Situato in Val d’Oten, nel cuore del Cadore, nel comune di Calalzo, fra le vette del gruppo dell’ Antelao – Marmarole il Rifugio Capanna degli Alpini offre un ambiente sereno e confortevole con cucina tipica e curata, bar e camere.
Situato in una ampia vallata orientata verso il gruppo dell’ Antelao (mslm 3263), il rifugio è punto di partenza per numerose ascensioni ed escursioni con avvicinamento al ghiacciaio, il rifugio, con la sua ricettivita’, è meta e base d’appoggio per escursionisti ed alpinisti alla ricerca della pace e di emozioni che ancora pochi posti possono regalare…
Visualizza il sito di questo fantastico rifugio alpino:
www.rifugiocapannadeglialpini.it
@dynafit @rifugio_capanna_degli_alpini
#antelaoskialpmeeting

ANTELAO SKI MEETING 2024

Scritto da Giuliano in . Inviato in Incontri, Sci alpinismo, Ski-alp

Cari amici, ci teniamo sempre a ricordarlo, se l’Antelao Ski Alp meeting è un evento speciale che riusciamo a portare a termine ogni edizione è anche e soprattutto grazie a loro, i nostri magnifici sponsorEcco perché ogni giorno dedicheremo loro come da consuetudine uno spazio sulla nostra pagina per pubblicizzarli e ringraziarli. Iniziamo oggi con il panificio AL FORNO DE TONY a Calalzo e Sottocastello… parola dei clienti!!!! Negli anni ci sono arrivati solo commenti positivi su questo panificio e pasticceria che sforna prodotti artigianali senza grassi idrogenati o margarine e senza olio di palma.Tony Del Favero#antelaoskialpmeeting

Archi del Vento

Scritto da Giuliano in . Inviato in Alpinismo, Senza categoria, Ski-alp, Vie nuove

UN VIAGGIO NEL CUORE DELLA MONTAGNA, CON PASSAGGI DA TOGLIERE IL FIATO, TRA IMMENSI ARCHI DI ROCCIA, COLATE, BUCHI, CAMINI E TRAMONTI STRABILIANTI…

Con il nostro Ragno Francesco Rigon

Certe volte se ci credi i sogni si avverano… e sta volta il sogno si è avverato!

In una vigilia di Natale molto ventosa, all’alba siamo a Forcella della Spalla del Duranno, da qui scendiamo brevemente sul versante Nord e per un ampia cengia guadagniamo l’attacco del camino, e sorpresa, il ghiaccio c’è e pure tanto. L’entusiasmo ci pervade, sí perché se il ghiaccio c’è alla base è probabile che tutta la linea sia formata.

Non stiamo più nella pelle per iniziare a scalare, e i miei compagni mi lasciano l’onore di aprire i primi due tiri della via, non molto impegnativi ma bellissimi. Al termine del secondo tiro mi ritrovo dentro un antro chiuso sul fondo da uno strapiombo a volta che si interrompe in un foro centrale che da accesso alla parte superiore della via. Qui è il turno di Luca che tira fuori le sue doti di fuoriclasse dell’alpinismo dolomitico e dopo varie peripezie supera questo camino a volta che pur non essendo il tiro più difficile della via si rivela sicuramente il più complesso. Fuori dal primo arco si entra immediatamente in una seconda grande grotta, anch’essa culminante in un foro da cui pendono festoni di ghiaccio, anche questo passaggio con una spaccata degna di Carla Fracci viene risolto da Luca.

Seguono altri tiri impegnativi in cui ci alterniamo io e il Mircone. Ma la linea non smette di sorprenderci con un terzo arco, che in questo caso aggiriamo per terreno più semplice, ma che si può percorrere con una variante, senza troppe difficoltà. E sul finale superiamo un quarto enorme arco, in corrispondenza del penultimo tiro.

Finito il terreno verticale riprende il comando Luca, restiamo legati fino a raggiungere la cengia anulare per terreno classico e non troppo impegnativo. Da qui seguendo la cengia e poi la normale del Duranno scendiamo a Forcella del Duranno in un’oretta, inseguendo Luca che si è messo in modalità Cruise control…

Terminiamo questa bellissima vigilia di Natale alla rinomata Enoteca di Erto, dove con la pancia piena troviamo o meglio scopriamo il nome che questa via già aveva in serbo per noi.

Relazione della via:

Difficoltà: M7+ WI5 IV 450m (+ 200m per l’uscita 60° M3 max)

Primi salitoti: Mirco Grasso, Francesco Rigon, Luca Vallata (il 24/12/2023)

Accesso: Dal rif. Maniago (non provvisto di bivacco invernale) per sent. 382 si raggiunge Forcella della Spalla, scesi sull’altro versante dopo una cinquantina di metri, si attraversa verso destra (Est) e si rimonta su di un’ampia cengia che si percorre fino all’evidente attacco della via, posto in un camino ghiacciato alla destra di un marcato sperone.

Materiale: una serie di friend dal 0,2 al 4 (misure BD), 7 viti da ghiaccio, una scelta di chiodi e martello

Discesa: Dalla fine dell’ultimo tiro per terreno classico (60° max M3) ci si dirige verso sinistra fino alla forcella tra il Naso e il Duranno. Da qui sempre verso sinistra sul versante Sud si guadagnano 50mt di quota fino a raggiungere l’ampia cengia anulare. la si percorre verso Est (sinistra faccia valle) fino a ricongiungersi alla Normale del Duranno, e seguendola a ritroso si raggiunge Forcella del Duranno. Dalla Forcella per sentiero 374 si ritorna al rifugio Maniago

Solo per un sorriso

Scritto da Giuliano in . Inviato in Alpinismo, Sci alpinismo, Senza categoria, Ski-alp, Vie nuove

Nuova via di ghiaccio sulla Croda di Cacciagrande nel Gruppo del Sorapiss

Difficoltà: WI 5+ 170m

Primi salitori: Francesco Rigon e Mirco Grasso 

Materiale: 10 viti da ghiaccio (anche corte) e una serie di Friend (misure dal 0,4 al 3 BD)

Accesso: Dalla Loc. Valbona, raggiungibile da Auronzo di Cadore lungo la SR48 direzione Misurina parcheggiando all’ex hotel Cristallo 1350m, seguire il segnavia 217 fino al rif. Vandelli (bivacco invernale con 6 posti). Proseguire brevemente per il sentiero che porta alla ferrata Vandelli e appena giunti su terreno aperto piegare verso Nord. Per terreno morenico giungere a quel che resta del ghiacciaio centrale e rimontare l’anfiteatro del ghiacciaio fino al suo culmine (3-4h in funzione dell’innevamento). Per guadagnare l’attacco vero e proprio bisogna risalire un evidente rampa canale sulla sinistra e attraversa su terreno moderatamente ripido verso destra fino alla base della evidente cascata (1h da affrontare solo con nevi assestate)

Descrizione dei tiri:

  1. Salire la goulotte con andamento semicircolare prima a destra e poi verso sinistra fino alla base del muro di ghiaccio. Sosta su due chiodi. AI3 M 60m 
  2. Salire il muro di ghiaccio e proseguire per la colonna soprastante fino ad un ripiano sulla sinistra dentro un camino. Sosta da attrezzare su 3 friend (misure BD 1 2 3). WI5+ 50m
  3. Proseguire per la colata verticale a destra della sosta fino a raggiungere terreno più appoggiato. Sosta su ghiaccio alla base del tiro successivo. WI5 35m
  4. Salire il muro di ghiaccio dell’ultimo tiro sul margine destro fino a raggiungere una nicchia. Sosta su 2 chiodi al margine destro della nicchia. WI 5+ M 30m

Discesa: In doppia lungo la via. La prima doppia su chiodi (40m). La seconda su abalakov da attrezzare sopra il muro verticale del 3° tiro (55m) fino alla prima sosta. Ultima doppia su chiodi (60m).

Breve racconto:

È da un po’ di tempo che avevo voglia di mettere il naso in questo angolo sperduto delle dolomiti, e la settimana scorsa durante una gita di scialpinismo sui Cadini di Misurina intravedo una linea di ghiaccio sul Sorapiss, e il sogno di questa salita inizia a nascere. 

Il Mircone non vedeva l’ora di ingaggiarsi in una nuova avventura, così sabato sera viene a dormire da me e alle 6 di domenica (19/12/2023) siamo in partenza da Valbona carichi come i muli. Sì perché avevamo il materiale per una salita dal carattere incognito e pure i parapendii per una discesa agevole. 

L’avvicinamento non ha nulla da invidiare a quelli patagonici, ci impieghiamo 5h ad aprirci la strada fino all’attacco, e un’altra per risalire lo zoccolo.

Siamo stanchi morti, ma appena iniziamo a scalare il morale si rialza, la linea si rivela molto più interessante e impegnativa di quello che sembrava dal basso, la scalata è entusiasmante ed ingaggiosa. 

In sosta all’ultimo tiro, dopo un po’ di brainstorming su come fare a costruire un ancoraggio senza lasciare 4 friend da abbandono, riusciamo a piantare 2 chiodi bomba e finalmente esplode la gioia per aver concluso questa bella salita.

Iniziamo le calate con un tramonto meraviglioso, purtroppo quel tramonto sarebbe stato ancora più bello visto sotto la vela durante una piacevole planata fino alla macchina. Ma poco male arriviamo al deposito materiale che è già buio e iniziamo la “breve” discesa che in 3h ci riporta alla macchina.

Il nome nasce da una riflessione che abbiamo fatto lungo la discesa… È incredibile quello che siamo disposti a fare per una prima salita. Tutta quella fatica per qualcosa che forse, visto da fuori, non vale neanche molto…ma va vissuto, ed ecco che diventa gioia pura. Ho pensato di dedicare il nome della via a mio figlio Pietro; vuole senza pretese essere una metafora di quello che un genitore è capace di fare, in cambio anche solo di un sorriso del proprio figlio.

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