“La sua prima cordata su Cima Grande? Difficile anche per i più esperti, ma lui l’ha percorsa ‘volando'”. La guida alpina sul grande ‘scalatore’ delle Dolomiti Molin
Si è spento a 90 anni Molin, originario di Auronzo di Cadore. Tra le sue imprese vengono ricordate oltre alla parete nord del Campanile Toro, “via Molin”, insieme ai “Camosci auronzani” e Punta Civetta sulle Dolomiti, anche le spedizioni sulle Hoggar mountains negli anni ’70 in Algeria. L’intervista a Valmassoi: “Quelle montagne per lui erano casa. Ha arrampicato fino a 79 anni”
a Valmassoi: “Quelle montagne per lui erano casa. Ha arrampicato fino a 79 anni”
AURONZO DI CADORE.”‘Ho fatto il muratore da ragazzino, conosco questa roccia’ e tirava gli appigli sulle vette delle Dolomiti con un familiarità unica. Arrampicava sulle vie che conosceva senza corda. Aveva delledoti e delle capacità fuori dal comune, è per questo che è diventato una leggenda“. A raccontare il grande alpinista Alziro Molin sono le parole commosse di Mauro Valmassoi, guida alpina, appartenente al Gruppo Ragni di Pieve di Cadore.
Molin si è spento a quasi 91 anni all’ospedale di San Candido l’11 aprile scorso, dopo una vita passata sulla roccia. Originario di Auronzo di Cadore, classe 1932, Molin era entrato da giovane nei “Camosci di Auronzo“, gruppo delle guide alpine del luogo. Negli anni ’50 presta servizio militare nella “Julia”, 3º artiglieria da montagna e passa poi alla “Cadore” come istruttore militare di sci e roccia.
Lui, ancora in parete a più di 70 anni, oltre a essere una grande guida alpina è stato riconosciuto come uno dei più grandi scalatori e ‘liberista’ della seconda metà del secolo scorso. Tra le sue imprese vengono ricordate oltre la parete nord delCampanile Toro, “via Molin” insieme ai “Camosci auronzani”, e Punta Civetta sulle Dolomiti, anche le spedizioni sulle Hoggar mountains negli anni ’70 in Algeria, sul’Hindu Kush in Afghanistan e nel distretto di Angmagssalik in Groenlandia.
“Era il 1994 quando lo portai per la prima volta sulla via Hasse Brandler, sulla parete nord di Cima Grande delle Tre Cime di Lavaredo – racconta Valmassoi -. Alziro non l’aveva mai fatta e al tempo aveva 64 anni. E’ stata la nostra prima cordata insieme. Dopo aver parcheggiato alla Forcella di Lavaredo abbiamo cominciato a salire. La parete nord è una via molto difficile anche per gli alpinisti più esperti e allenati. Lui invece ha ‘volato’, l’ha percorsa senza alcun tipo di fatica o problema, con una facilità che mi ha impressionato. Quelle montagne per lui erano casa, gli strapiombi ormai non gli facevano più paura”.
Le due guide alpine erano legate da una profonda amicizia. “Ci siamo incontrati negli anni ’90, ma il suo nome era già molto conosciuto, per me era un idolo – aggiunge la guida -. Era una persona sincera, riservata e molto umile, non si vantava dei suoi successi. Aveva delle componenti psicologiche e fisiche da fuoriclasse“.
Cresciuto e allenato in un’epoca in cui ancora l’attrezzatura tecnica come la intendiamo oggi era sconosciuta, “appena messe ai piedi le scarpette da arrampicata mi disse che gli sembrava di ‘volare’ – conclude Valmassoi –. Lui per esempio non utilizzava mai la magnesite. E’ riuscito ad arrampicarefino a 79 anni“.
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